Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.
Non capisco come mai, di questi tempi, quando ci si lascia, al contrario di quando ci si innamora, lo si fa, spesso con un telefonata o con un sms, senza guardarsi negli occhi, senza dare a chi è lasciato il diritto di replica. Che fine ha fatto il coraggio, la virtù dei forti?
Quanti "ti amo" scritti su fogli, quante promesse non mantenute. Parole effimere, speranze svanite. Colpa mia? Colpa tua? Colpa del destino? Niente può consolare un cuore infranto.
Non voglio più notti insonni, non più lacrime nei miei occhi, non più pugni nello stomaco né più vuoti dentro l'anima. Voglio sorridere, gioire, amare, perché io sono viva!
Un giorno, un bellissimo principe vide una fanciulla rannicchiata in un baratro. Era sola e spaventata, qualcuno l'aveva illusa, ferita e tradita. La raccolse, se ne innamorò e le disse: "Vuoi ballare con me fino alla fine del tempo?"
La fanciulla, con gli occhi pieni di gioia e con il cuore colmo di speranze, rispose di sì e si impegnò con tutte le sue forze ad amarlo per l'eternità. Trascorsero anni meravigliosi insieme, ma un brutto giorno lui la ripudiò perché con lei non era più felice.
La fanciulla, distrutta dal dolore per le speranze infrante, morì di crepacuore.
Ma non del tutto.
Dalle sue ceneri nacque una stupenda donna coraggiosa, orgogliosa e forte come una quercia, consapevole che non esiste il "per sempre" e che non bisogna mai smettere di credere in se stessi e nei propri sogni.
E così, attraverso lei, la fanciulla ricominciò a vivere e a sognare.